Ciò che rende questa tecnologia (le blockchains) così dinamica sta nel fatto che permette la distribuzione immediata dell'informazione digitale su diversi computer tramite una serie di algoritmi. Ogni pezzo di informazione conservato è auto-convalidato da un network di punti computazionali (detti anche nodi) ogni pochi minuti.
Immagina un file duplicato su una rete di computers, anch'essa progettata per l'aggiornamento sicuro e la memorizzazione di questo file. È qui che le blockchains differiscono enormemente dalle altre tecnologie, perché le informazioni distribuite con le blockchains non possono essere controllate da una singola entità come accade invece con valute o file "normali".
Fondamentalmente, le blockchains agiscono come un libro mastro distribuito che è alla base di tutte le criptovalute. Forniscono un modo per salvare e condividere i dati in modo protetto, sicuro e resistente. Tutti i dati che immettiamo in tecnologie blockchain sono verificati e protetti mediante crittografia, il che li rende molto difficili da hackerare o corrompere.
Questo processo di decentramento combinato con il fatto che le blockchains non hanno un particolare punto di fallimento (Bitcoin ha continuato a funzionare come valuta senza interruzioni fino a questo punto), ne fanno una fonte di speranza per molte industrie che sono attualmente sottoposte a digitalizzazione, specialmente considerando che qualsiasi tipo di informazione potrebbe essere acclusa a queste catene. Ed è a questo punto che entrano in gioco i contratti intelligenti (smart contracts).
I contratti intelligenti sono anche noti come contratti autonomi o digitali. Sono essenzialmente funzioni di codifica che possono aiutarci a scambiare denaro, azioni e proprietà. I contratti intelligenti sono autonomi in quanto ognuno è libero di stabilire i propri accordi, che vengono quindi automaticamente gestiti dalla rete. Ciò comporta anche un enorme risparmio per quanti decidono di utilizzarli, poiché si elimina la presenza di eventuali intermediari.
In questa prospettiva, Blockchain rappresenta un nuovo modo di gestire i rapporti di fiducia. I contratti intelligenti consentirebbero ai musicisti di essere pagati direttamente dai loro fans senza dover rinunciare a una parte consistente delle loro entrate per gli intermediari. I contratti intelligenti possono anche aiutare a risolvere i problemi di licenza. Infatti, catalogando canzoni e album con i rispettivi creatori e musicisti sarebbe possibile garantire ad ogni artista la giusta quota spettante.
L'attuale insoddisfazione per il sistema di pagamento nel settore musicale deriva dai principali difetti nella distribuzione delle entrate, che ha colpito sia gli artisti emergenti che i grandi artisti. Circa il 20-50% delle entrate del settore è drenato all'interno dell'intricato mondo della distribuzione, dell'editoria e delle case discografiche.
Naturalmente, i contratti intelligenti sono tutt'altro che perfetti. Manca loro la credibilità economica e legale che i contratti legali "regolari" detengono. Ciò significa che, in un'aula di tribunale, i contratti cartacei standard sarebbero ancora preferiti ai loro cugini digitali. Di più in particolare, poiché i contratti intelligenti sono basati su linguaggi di programmazione, dipendono fortemente da questi. Quindi, ad esempio, cosa succede se invio o ricevo un codice errato? Questi sono solo alcuni dei problemi che derivano da questa ondata di innovazione tecnologica.
Tuttavia, un nuovo ideale sistema di blockchain richiederebbe l'immissione di un'enorme quantità di dati e una considerevole potenza di calcolo. Fino ad ora nessuno ha ancora affrontato questi problemi. Ciononostante, com'è normale, ogni cambiamento comporta nuove problematiche, e non dobbiamo liquidare le potenzialità dei contratti intelligenti (blockchain) appena incontriamo i primi ostacoli.
Per anni, sia i ricercatori che molti appassionati del settore musicale hanno parlato della possibile applicazione delle tecnologie blockchain per rivoluzionare l'industria musicale. È interessante notare che una manciata di aziende hanno sfruttato le possibilità che offre Blockchain. Mycelium di Imogen Heap è uno di questi. La missione di Mycelium è di rafforzare gli artisti tramite un giusto ecosistema musicale con servizi online. Utilizzando i metadati degli artisti, la società mira ad attuare cambiamenti efficaci che si tradurranno in una remunerazione migliore e più equa.
Forse ancora di più al riguardo, Opus ha presumibilmente costruito la prima piattaforma musicale decentralizzata basata su Ethereum e InterPlanetary File System [IPFS, un protocollo hypermedia p2p (peer-to-peer) che mira a rendere il web più veloce e più aperto]. La missione di Opus è quella di sostituire piattaforme come Apple Music o Spotify che, come molti ritengono, traggono vantaggi dagli artisti, trattenendo fino all'80% delle loro entrate.
Opus è piuttosto unico in quanto ha sviluppato un sistema decentralizzato a quattro livelli. Il primo è costituito da IPFS utilizzato come archivio di tracce musicali. Il secondo è un livello logico basato su Ethereum che gestisce specificamente le transazioni sulla rete Opus. Il terzo è occupato dall'Universal Music Registry Number (UMRN) che mantiene aggiornato il registro globale di tracce musicali, mentre il quarto livello, più visibile, è una Opus-API che consente a chiunque, da ogni parte, di accedere al sito Web e riprodurre i brani ovunque.
Questi sono solo due pezzi di un puzzle molto più grande che deve ancora essere completato. Ma l'impegno messo in atto da queste due società attesta la portata del cambiamento che verrà. L'industria musicale potrebbe davvero essere rivoluzionata dalle tecnologie blockchains, forse in modi più inaspettati di quanto si possa pensare.
Tradotto da https://guestlist.net/article/92576/can-blockchain-revolutionise-the-music-industry